sabato 23 febbraio 2013

Democrazia e Libertà


IL PESCIOLINO NELL’ACQUARIO

Libertà, quale sublime parola! Chi non desidera essere libero? Se poi andiamo
a coniugare Libertà con la parola Democrazia rischiamo addirittura di sfiorare
l'apoteosi! Eh già, come sei disarmantemente ingenuo, mio piccolo uomo occidentale,
nel tuo autoconsiderarti evoluto e moderno in quanto libero e democratico, nel tuo
autoproclamarti moderato e progressista in quanto, giustamente e doverosamente,
riformista. Libertà e Democrazia: belle e nobili parole davvero! A volte ti verrebbe
quasi voglia di pronunciarle ad alta voce, non è vero? Con la schiena ben dritta e lo
sguardo fiero, come se mirassi lontano, verso un punto fisso e luminoso stagliatosi
all'orizzonte. Anima mia bella davvero credi di essere libera e democratica? Orsù, che
cos'è la Libertà? Personalmente credo di sapere al limite cosa non sia, per cui posso
provare a rispondere raccontandoti una storiella:

“C'era una volta un pesciolino variopinto, nato e cresciuto all'interno di un acquario
insieme a tanti altri pesciolini. La sua vita si svolgeva più o meno serenamente
all'interno di questo acquario: la qualità dell'acqua era piuttosto buona, la vegetazione
abbondava, il mangime non scarseggiava e ogni pesciolino aveva compreso nel
tempo, più o meno bene, quali erano i rapporti gerarchici esistenti all'interno di
questo spazio, per cui ognuno cercava di ricoprire il ruolo di sua competenza nel
migliore dei modi, senza recar danno agli altri. E così la vita del nostro pesciolino
variopinto continuava, più o meno piacevolmente, ogni anno, ogni mese e ogni
giorno, nello stesso identico modo. Certo, ogni tanto succedeva anche qualche
imprevisto: un giorno ad esempio il pesce-pulitore non si sentì bene, almeno così
sostenne, e così i rifiuti e gli scarti cominciarono a fluttuare nell'acqua
imputridendola; un altro giorno i pesci-palla invasero prepotentemente alcuni territori
non di loro competenza, lasciando così a digiuno interi gruppi di altri pesci; un
giorno poi il nostro rischiò persino di invaghirsi di una pesciolina maculata che
nuotava leggera leggera a poche boccate da lui, ma ragionando si convinse in pochi
guizzi che non valeva proprio la pena scuotere quel suo equilibrio ormai così stabile e
rassicurante. Il grande evento che vivacizzava la vita di questo acquario, per molti
versi così ripetitiva e monotona, era rappresentato, ogni cinque anni, dall'elezione del
grande consiglio dei pesci e soprattutto dalla nomina del grande pesce-capo.



In questa occasione i pesci assistevano entusiasti alla presentazione dei vari programmi
e dei vari propositi elettorali. Ecco che solitamente arrivava per primo il pesce rosso,
il quale arringava la folla di pesciolini con le seguenti parole: sappiate che se voterete
me avrete un'acqua più pulita, una vegetazione più rigogliosa e tanto, ma tanto più
mangime per tutti! Bene, applausi di approvazione. Ecco in seguito giungere il pesce
blu che si rivolgeva agli stessi pesciolini boccheggiando con veemenza: sono tutte
balle, sappiate che solo se voterete per me avrete acqua più pulita, vegetazione più
rigogliosa e mangime a volontà per tutti! Naturalmente vi erano anche altri pesci,
magari meno grossi, ma non certo irrilevanti: ecco sopraggiungere il pesce giallo, il
pesce arancione, il pesce verde, il pesce nero e chi più ne ha più ne metta. Tutti
quanti sostenevano più o meno le stesse cose, eppure l'effetto suggestivo ottenuto sui
pesciolini presenti era enorme: questa sì che è democrazia, boccheggiavano alcuni
animatamente, noi sì che siamo liberi, boccheggiavano altri orgogliosamente. E ogni
volta c'era la stessa aria di mobilitazione e cambiamento, pareva quasi che l'acqua
dovesse dare vita a tante imprevedibili correnti, tutto sembrava in agitazione e in
movimento, eppure... eppure alla fine succedeva sempre la stessa identica cosa:
passate le elezioni, nominato il gran consiglio e il grande pesce-capo, tutto
continuava immancabilmente come prima. Anzi a dire il vero, negli ultimi tempi, le
cose procedevano peggio di prima, dato che l'acqua si stava progressivamente
intorbidendo, la vegetazione si stava sempre più impoverendo e il mangime, nessuno
sapeva bene spiegare il perché, si stava drammaticamente riducendo. Ma al di là di
questi infausti eventi, il vero grande problema, in realtà, era costituito dal fatto che i
pesciolini non avevano alcuna memoria, per cui tendevano a dimenticare subito tutto
senza riflettere su nulla. Al nostro pesciolino però un giorno sovvenne un dubbio, che
divenne ricorrente: c'era qualcosa in tutto ciò che stava vivendo che non lo
convinceva affatto. Non sapeva ancora che cosa, ma... Un giorno, per caso, si imbatté
senza volerlo in quello spazio considerato da tutti off limits: oltrepassarlo significava
morte sicura. Così almeno tutti dicevano da sempre con occhi pieni di angoscia.
Eppure il nostro si trovò al di là di esso, vivo e vegeto! Qualcosa di strano in effetti
c'era: senza dubbio si trattava di un limite insormontabile, una barriera invalicabile.
Ciò significava però di conseguenza che al di là c'era dell'altro, ma certo! A questo
punto, ogni santo giorno, il nostro pesciolino incominciò ad allenarsi per superare
questo invisibile confine, ma ogni sforzo pareva vano. Un giorno ecco finalmente
giungere, ormai insperata, l'improvvisa illuminazione: era effettivamente possibile
andare al di là, ma solamente spiccando un balzo verso l'alto e non incaponendosi,
come lui aveva finora fatto, in senso orizzontale! Ecco allora il nostro guizzare
agilmente, lasciare il suo vecchio acquario e proiettarsi al di là, verso... chissà?
Magari un altro acquario, un lago, un fiume o magari, perché no, un oceano
infinito...”

Chi ha orecchie per intendere intenda.

L. Falconi

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