venerdì 18 gennaio 2013

Scopriamo la Consulenza Filosofica

LA CONSULENZA FILOSOFICA
Non importa quanto nuovo sia un pensiero,
importa quanto nuovo diventa. 
 (Elias Canetti)

L’uomo è un essere estremamente affascinante e complesso, che deve essere liberato aprendolo alla vastità dei potenziali orizzonti che si stagliano infiniti di fronte a lui. Andiamo a scoprire come la consulenza filosifica permetta di liberalo, alleviando i disagi esistenziali dell'uomo, quali siano le caratteristiche di questa terapia alternativa e quali siano le differenze con la psicologia.


La CONSULENZA FILOSOFICA (CF), come sostiene il fondatore Gerd Achenbach, non si può considerare l’ennesima forma di terapia alternativa, ma semmai una valida ed efficace alternativa alla terapia. 
Ovviamente è doveroso comprendere cosa si intende con il termine TERAPIA: se abbiamo in mente l’Ethos Terapeutico imperante, costituito dalla triade Sintomo-Diagnosi-Cura, rivelatosi in gran parte come una sottile e raffinata modalità di gestione dei conflitti sociali in vista del mantenimento dello status quo da parte di un potere di tipo disciplinare sempre più diffuso e pervasivo, descritto egregiamente da Michel Foucault, certamente la CF non solo non è da includere in questa logica, come appunto afferma Achenbach, ma anzi ha il dovere etico di denunciare i meccanismi che si celano dietro l’assistenzialistica presa in carico da parte dell’esperto, la cosiddetta nociva e dilagante “cultura della delega”; se invece intendiamo per “terapia” il prendersi cura dell’altro affinché possa trovare la propria via di guarigione, in un rinnovato rapporto con le forze della natura di cui egli stesso è parte, allora la CF può iscriversi a buon diritto all’interno di questa visione di tipo sistemico e olistico.
D’altra parte la stessa etimologia di TERAPIA, dal greco Therapeia, Therapeyo, ha a che fare con l’assistere, il sostenere, l’aiutare, il servire, nella loro gratuità: la terapia si potrebbe quasi dire che è, prima di tutto, una forma di devozione verso il mio simile, forse la più alta. 

Durante una conferenza, dopo varie riflessioni, avevo concluso affermando che la CF, così come l’intera FILO-SOFIA nella sua accezione più autentica, potremmo definirla come quella particolare Sapienza dell’Amore che si prende cura del vissuto di una persona comprendendolo e trascendendolo. Ditemi ora quanto amore, nel senso cristiano di Agape, trovate voi nelle apposite strutture ed apparati tecnico-burocratici adibiti alla gestione, alla distribuzione e sempre più spesso perfino alla produzione di malati? Li abbiamo chiamati ospedali, cliniche psichiatriche, case di cura e tuttora pensiamo siano i contenitori più efficaci per lavarci la coscienza e sanare questi cosiddetti malati, ma basta leggersi nuovamente Foucault o un testo straordinario come Nemesi Medica di Ivan Illich per rendersi conto che così non è.

La Consulenza Filosofica non si occupa delle cosiddette malattie organiche, sebbene sulla famigerata distinzione tra mente e corpo ci sarebbe tanto da dire e soprattutto da contraddire, ma si riferisce al vastissimo e sfumato ambito dei cosiddetti “DISAGI ESISTENZIALI”. Bene, direte voi a questo punto, non esistono già, per quel che riguarda queste forme di disturbo, le varie forme di psicoterapia con le loro molteplici tecniche di cura? Che poi, invece di parlarci di disagi esistenziali, ci parlino abitualmente di stress, nevrosi, psicosi e sindromi varie, cosa cambia nel concreto? Certo per molti aspetti non posso che concordare con queste osservazioni: non si può generalizzare facendo finta che l’ambito della CONSULENZA FILOSOFICA possa essere distinto nettamente e direi anche piuttosto arbitrariamente dall’ambito della PSICOLOGIA dicendo, in modo del tutto irrealistico, che quest’ultima si occupa normalmente di “casi patologici”, mentre la prima ha a che fare esclusivamente con dei “sani di mente” che vivono una superficiale quanto fugace “crisi di senso”; oltretutto non esistono né la filosofia, né la psicologia, ma semmai tanti tipi di filosofia così come tanti tipi di psicologia la cui efficacia dipende soprattutto dal singolo individuo che le esercita; aggiungo infine che, nell’elaborare un discorso teorico che possa giustificare la bontà e la concretezza pratica della CF, si deve essere ben consapevoli di correre costantemente il rischio di scambiare la mappa per il territorio, dato che l’essere umano, nella sua complessità e nel suo continuo auto-trascendersi, è sempre al di là di qualsivoglia schema o modello di riferimento.
Tutto questo non influisce affatto sull’importanza di sottolineare comunque le differenze esistenti tra la Psicologia, pur considerata in tutta la sua vastità, varietà e complessità, e la Consulenza Filosofica, con la tenace convinzione che quest’ultima possa rivelarsi sempre più importante per l’esistenza dell’uomo di oggi e di domani. 
Per far questo è necessario, prima di tutto, comprendere lo SFONDO STORICO-CULTURALE da cui sorgono e si sviluppano le due discipline in questione: la Psicologia, sia di tipo comportamentista-cognitivista, sia di tipo analitico-dinamica, nasce sostanzialmente dal paradigma positivista ottocentesco che a sua volta affonda le sue radici nella cultura ebraico-cristiana, motivo per il quale lo schema religioso colpa/peccato – caduta/perdizione – salvezza/redenzione viene successivamente sostituito dallo schema medico-scientifico causa/sintomo – sofferenza/malattia – salute/guarigione; la Consulenza Filosofica, invece, nel suo ritorno all’antico pensiero greco, non concepisce la sofferenza patita quotidianamente dagli uomini come conseguenza di un fatto originario funesto che sarà prima o poi redento da un intervento divino esterno, ma crede che il dolore sia da sempre presente nel mondo e sia costitutivo dell’essere umano, anche perché senza il dolore non esisterebbe nemmeno il piacere. Secondo la visione greca, dunque, non ha alcun senso pensare di guarire una volta per tutte dal dolore, semmai si cercherà per quanto possibile di alleviarlo, arginarlo e prevenirlo, come sintetizza la celebre formula stoica del Substine et Abstine. Ancora meno senso, agli occhi dei greci, ha la tracotante pretesa di risolvere il “problema della morte”, poiché la morte non è un problema, né una malattia, bensì l’orizzonte entro il quale si compie la vita e il destino di un uomo, non a caso nominato dai greci proprio “mortale”.

Al di là delle vane speranze e delle pie illusioni tipicamente giudaico-cristiane, ereditate dall’attuale paradigma tecnico-scientifico, per cui il bene non è e non può mai essere presente qui e ora, ma è sempre ancora da venire, inscritto in un futuro di giorno in giorno più vago e incerto, la Consulenza Filosofica, erede, assieme a tutte le altre forme di Filosofia Pratica, dell’antica cultura greca, ha la pretesa di comprendere l’essere umano e la sua ontologica finitezza nell’hic et nunc della sua vita terrena e soprattutto della sua naturale APERTURA AL MONDO. Quest’ultimo è un punto fondamentale: la CF, a differenza della stragrande maggioranza degli indirizzi psicologici odierni, non considera mai il singolo individuo estrapolato dal contesto economico, sociale e politico in cui vive, ma sempre in relazione agli altri esseri umani, così come in rapporto a tutti gli esseri viventi sulla terra e allo stesso pianeta da lui abitato. Questo è il motivo per cui la Filosofia parla abitualmente di Visione del Mondo, mentre la Psicologia parla di Personalità: nel primo caso l’io non è mai concepibile fuori da una relazione, mai comprensibile senza l’essere-con e l’essere-per, mentre nel secondo caso potremmo tranquillamente spiegare le caratteristiche caratteriali e l’interiorità personale di questo Io senza contemplare la rete di relazioni e il mondo esterno di cui, volente o nolente, fa parte. 
Se volessimo inquadrare questo rifiuto nei confronti del mondo in termini patologici, potremmo ironicamente parlare di “sindrome da monade iper-egoica”, ma lasciamo perdere, rischieremmo di suggerire un’ennesima “malattia” da aggiungere alle tante create ad hoc dagli psichiatri per fini tutt’altro che medico-scientifici. 
 
Il punto è che la medicalizzazione, la patologizzazione e la psicologizzazione di massa, con la loro logica riduttiva e organicistica, hanno progressivamente condotto l’uomo alla perdita del mondo. La CONSULENZA FILOSOFICA, come tutte le visioni di tipo olistico presenti nell’attuale panorama culturale, nascono e si sviluppano al fine di ricreare le condizioni affinché l’uomo possa tornare ad ABITARE IL MONDO precedentemente perduto, ricongiungendosi armoniosamente con esso. Sappiamo oramai che non può esistere l’“io” senza il “noi”, l’“interiorità” della psicologia avulsa dall’“esteriorità” dell’economia e della sociologia, così come non può esistere indagine alcuna sulla profondità dell’animo umano che non contempli le sue manifestazioni più effimere e superficiali. L’uomo è un “animale politico” sosteneva Aristotele, non può essere privato della partecipazione attiva alla vita della sua comunità, pur con tutti i rischi e le incertezze del caso. L’uomo è un essere estremamente affascinante e complesso, non va mutilato da ciò che pretende possedere statuto scientifico, va invece liberato aprendolo alla vastità dei potenziali orizzonti che si stagliano infiniti di fronte a lui.

Loris Falconi

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